venerdì 28 maggio 2010

Hohoron

Dal 4 al 6 ottobre 2001 si è svolto il convegno dell'Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi (AISTUGIA), presso la Domus Ciliota a Venezia. Anche Nipponico.com è stato presente per mezzo di un suo collaboratore, lo studioso Cristiano Martorella, che ha tenuto una relazione sulle implicazioni sociologiche dell'economia giapponese, che qui vi presentiamo in riassunto per chi non avesse avuto la possibilità di assistere.

Hohoron. Le implicazioni sociologiche dell'economia giapponese
di Cristiano Martorella

6 ottobre 2001. Lo scopo di questa relazione è riportare nell'alveo della sociologia una serie di studi che hanno impegnato i nipponisti. Per motivi storici, l'economia giapponese ha attirato l'attenzione di molti studiosi che hanno prodotto lavori con impostazioni diversissime e conclusioni opposte. Così il criterio di scienza viene gravemente minato nel momento stesso in cui la ricerca porta a risultati opposti e contraddittori. Ancora non si è concordi sulla definizione di economia giapponese, essendo addirittura contestata una specificità del sistema nipponico. A favore dell'esistenza di un modello giapponese, ad esempio, sono Ezra Vogel, Ronald Dore, Morita Akio, Nakane Chie, Claudio Zanier; contrari invece Paul Krugman e Karel van Wolferen. Quindi bisogna impostare una questione metodologica (hohoron) che permetta di discernere e comprendere tali difficoltà, nella speranza di risolverle.

La società giapponese

Alcuni studiosi giapponesi hanno sollevato obiezioni sui modelli sociali utilizzati per spiegare la realtà giapponese. Il caso più noto è quello rappresentato da Nakane Chie che già nel 1970 contestava alla sociologia occidentale di non considerare seriamente la specificità giapponese.Nel far ciò Nakane recupera alcune tematiche già affrontate in passato da importanti studiosi evidenziando che non è possibile prescindere dall'analisi metodologica (hohoron).L'idea che gli occidentali avrebbero dello sviluppo influenza il loro modo di vedere. Essi credono che il Giappone conservi delle sopravvivenze della tradizione feudale e che esse spariranno soltanto quando il Giappone sarà identico ai paesi occidentali. Nakane Chie respinge questo quadro teorico distinguendo struttura sociale e organizzazione sociale. Utilizzando un modello tripartito (cultura, struttura sociale, economia) possiamo accorgerci che esistono interazioni che permettono il rapporto ma non la dipendenza fra le tre istanze (già individuate in modi differenti nelle opere di Marx, Weber e Durkheim). Come insegna Anthony Giddens, si può avere un'identica economia con strutture sociali diverse. Questo mette in crisi il modello di sviluppo unidirezionale sostenuto da molti studiosi occidentali. La formazione dei modelli è molto più libera ed è determinata da un complesso di variabili amplissimo.

Il metodo di Weber

Se la sociologia rivela una incapacità nel descrivere compiutamente l'economia giapponese, bisogna mettere sotto indagine la scienza stessa che la presiede. L'autore fondamentale che già aveva incominciato questo lavoro fu Max Weber. Nessuno più di lui si spinse tanto in là nell'analisi dei principi su cui si basano le scienze sociali. Ritornare a Max Weber e rifondare le scienze sociali permette finalmente un approccio diverso all'economia e alla società giapponese. Innanzitutto Weber ha risolto brillantemente il problema dell'oggettività degli studi sociali. La questione risiede in una corretta definizione e comprensione dell'oggettività. Per Max Weber l'oggettività è una relazione fra soggetto e oggetto e come tale va trattata. La falsa e fuorviante concezione dell'oggettività è quella ipostatizzazione e neutralizzazione del rapporto soggetto/oggetto.Costruita artificialmente, la falsa oggettività nasconde il soggetto conoscente. Una corretta oggettività scientifica è quella che esplicita il soggetto, in termini pratici rende evidente lo studioso e il suo metodo (hohoron). Nishida Kitaro, il principale filosofo giapponese, considera nello stesso modo il rapporto soggetto/oggetto. Questa relazione è paritetica: il soggetto conosce se stesso tramite l'oggetto e apprende dell'oggetto tramite il sé.

Agire razionale

L'ulteriore passo che ci consente Max Weber è fondamentale per spiegare i comportamenti economici giapponesi. Weber distingue diverse tipologie dell'agire sociale:
1) Agire conforme allo scopo
2) Agire conforme al valore
3) Atteggiamento affettivo
4) Atteggiamento tradizionale
Per avere una comprensione dei comportamenti economici giapponesi è necessario avere una conoscenza delle variabili che determinano l'agire razionale (conforme allo scopo oppure al valore). Infatti è l'esistenza di valori diversi nella civiltà giapponese che conduce alle particolari azioni. L'errore metodologico di molti studiosi risiede nell'ignorare i valori giapponesi per riportare l'agire razionale giapponese ad un atteggiamento irrazionale (tradizionale o affettivo).

Cultura, società, economia

La filosofia giapponese ci ha insegnato che la logica orientale differisce da quella occidentale. Nishida Kitaro, Tanabe Hajime, Mutai Risaku e Takahashi Satomi elaborarono logiche alternative alla logica formale occidentale. Watsuji Tetsuro e Miki Kiyoshi misero in luce come le leggi del pensiero, ovvero la logica (ronri) fossero prodotti ambientali, storici e sociali. Studiare l'economia giapponese significa riconoscere questa specificità. L'agire economico, così come lo definiva Adam Smith, dipende anche dalla logica applicata, dalla scelta razionale. Una ignoranza della logica giapponese comporta come errore l'incapacità di riconoscere l'agire razionale confuso come irrazionale (tradizione ed emozione).Quali sono le conclusioni concrete circa l'economia giapponese? Se per Weber lo spirito del capitalismo era nato dall'etica protestante, per noi il buddhismo zen ha forgiato il sistema economico giapponese. Concetti come la qualità totale (kaizen) devono la loro origine all'insegnamento zen del miglioramento del sé. L'economia giapponese ha come finalità la produttività e i servizi piuttosto che una accumulazione di capitali.

Bibliografia

Nakane, Chie, La società giapponese, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1992.
Weber, Max, Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino, 1974.
Giddens, Anthony, Capitalismo e teoria sociale, Il Saggiatore, Milano, 1975.
Wolferen, Karel, Nelle mani del Giappone, Sperling & Kupfer, Milano, 1990.
Nishida, Kitaro, Nishida Kitaro zenshu, Iwanami shoten, Tokyo, 1965-1966.